Scuola, accordo nel governo: sì al concorso per i precari dopo l’estate, con prova scritta

Scuola, accordo nel governo: sì al concorso per i precari dopo l’estate, con prova scritta

Accordo nella maggioranza di governo sul decreto Scuola: il concorso straordinario per i precari ci sarà, ma dopo l’estate. Inoltre, non sarà più a crocette con i quiz ma con una prova scritta. Il premier Giuseppe Conte e la ministra Lucia Azzolina si sono detti soddisfatti. “Vogliamo ridurre il precariato, e dare più stabilità alla scuola, attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito”, ha detto la titolare dell’Istruzione.

L’accordo sulla scuola e sul nodo del concorso straordinario per i precari è arrivato nella notte, dopo un vertice di Palazzo Chigi convocato da Conte domenica sera. Alcune fonti hanno spiegato che la proposta del premier sul concorso straordinario per i docenti è stata “accolta” e che il presidente ha espresso “soddisfazione”.

“Resta la prova selettiva in entrata per l’assunzione di 32mila insegnanti. Si terrà dopo l’estate e sarà in forma scritta, con consegna di un elaborato, senza quiz a risposta chiusa”, hanno detto ancora le fonti. La soluzione, hanno aggiunto, “permette di combattere il precariato garantendo la meritocrazia”.

Sulla stessa linea i commenti della ministra dell’Istruzione.Bene la soluzione sul concorso straordinario per la scuola”, ha detto definendosi “soddisfatta”. Poi, dopo aver sottolineato di voler dare “più stabilità alla scuola attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito”, ha aggiunto: “Abbiamo 78mila insegnanti da assumere nel primo e secondo ciclo fra concorsi ordinari e concorso straordinario. Sono numeri importanti e dobbiamo fare presto”. Azzolina ha spiegato che è stata “accolta la richiesta di modificare la modalità della prova, eliminando i quiz a crocette che erano stati previsti nel decreto scuola votato a dicembre in Parlamento. Questa prova sarà sostituita con uno scritto, in modo da garantire una selezione ancora più meritocratica. Ora occorre lavorare rapidamente, insieme al Parlamento, per tradurre la misura in una norma da introdurre nel decreto scuola”.

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