Superlega: un attentato al calcio dal quale ci siamo (momentaneamente) salvati

Nel giro di poche ore il “torneo che doveva rivoluzionare il calcio” si è trasformato in un clamoroso flop, ma in futuro la minaccia Superlega potrebbe tornare a incutere timore sullo sport del popolo.

L’annuncio

La notizia che ha stravolto il calcio arriva nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 aprile. Dodici top club europei annunciano la fondazione della Superlega (conosciuta al di fuori dell’Italia come European Superleague). Di questo fantomatico torneo si era già parlato in passato, ma nessuno credeva realmente che questo progetto prendesse piede, eppure (seppur per un battito di ciglia) la Superlega diventa realtà.

I club fondatori

Sono 12 i team che fondano la Superlega: Milan, Inter, Juventus per l’Italia; Tottenham, Arsenal, Chelsea, Manchester City, Liverpool e Manchester United per il Regno Unito; Barcellona, Real Madrid e Atletico Madrid per la Spagna.

La competizione e la sua formula

Il format prevede partite infrasettimanali, come accade per la Champions League, con i club che continuano a competere nei propri campionati di appartenenza. La prima edizione sarebbe dovuta iniziare nell’agosto 2021, ma ciò è stato reso subito impossibile dalla guerra con la UEFA.

Per quanto riguarda il suo funzionamento, possiamo fare riferimento al comunicato diramato dall’Inter nel quale si legge  quanto segue:

“Inizio ad agosto  con i club partecipanti suddivisi in due gironi da dieci squadre, che giocheranno sia in casa che in trasferta e con le prime tre classificate di ogni girone che si qualificheranno automaticamente ai quarti di finale. Le quarte e quinte classificate si affronteranno in una sfida andata e ritorno per i due restanti posti disponibili per i quarti di finale. Il formato a eliminazione diretta, giocato sia in casa che in trasferta, verrà utilizzato per raggiungere la finale a gara secca che sarà disputata alla fine di maggio in uno stadio neutrale”.

Ai 12 club precitati era previsto che si unissero altri top club europei, così da costituire un nucleo di club composto da un numero massimo di 15 membri fondatori permanenti, ai quali, in ciascuna stagione sportiva, si sarebbero aggiunti altri club secondo un processo di ammissione, per un totale di 20 club totali.

UEFA sul piede di guerra e la disapprovazione della FIFA

Com’era lecito aspettarsi, la reazione della UEFA e della FIFA non si fa attendere. Entrambe condannano la creazione del torneo, ma se da una parte la FIFA si limita a disapprovare questa “lega separatista europea chiusa’, invitando le parti coinvolte a impegnarsi in un dialogo calmo”, la UEFA non ha un approccio altrettanto diplomatico, andando all’attacco fin da subito.

“Ci teniamo a ribadire che resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto, un progetto fondato sull’interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà. Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare che ciò accada. Il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi, non può essere diversamente.”

Questo è il comunicato che arriva da Nyon, al quale segue un’altra minaccia, ossia quella di vietare ai club interessati dalla Super League di giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale. Con il divieto che verrebbe esteso anche ai giocatori ai quali potrebbe essere negata l’opportunità di rappresentare le loro squadre nazionali.

Florentino Perez e il calcio che non attrae i giovani

All’indomani della nascita del torneo, Florentino Perez interviene alla trasmissione spagnola ‘Chiringuito de Jugones’, in onda sul canale Mega. Il presidente del Real Madrid e co-presidente della Superlega insieme a Joe Glazer (proprietario del Manchester United) e Andrea Agnelli (presidente della Juve) espone le ragioni della creazione di questo nuovo torneo:

“L’unico modo per sopravvivere è generare nuovi introiti, che al momento possono arrivare solo dal mercato televisivo. L’attuale Champions League non è attrattiva, lo diventa solo in marzo, la gente non vuole vedere partite contro squadre modeste. […] Quanto guadagnano i club con la Champions attuale? La Uefa incassa 130 milioni, noi ne incasseremo 400, più soldi per tuti. Generemo introiti per salvare il calcio. […]I giovani trovano le attuali partite troppo lunghe. Va ripensato il sistema, e magari vanno accorciate. Il mondo sta cambiando continuamente e non possiamo voltare le spalle ai giovani, trascurare i loro interessi. Dobbiamo staccarli dai tablet. Le nuove generazioni non ci capiscono e dobbiamo far si che lo facciano”. 

In poche parole, la ragione che ha portato a tutto ciò è solo una: i soldi. Gli stessi soldi che farebbero molto comodo alle fondatrici, la maggior parte delle quali indebitate fino al collo e che con la pandemia di Covid-19 hanno visto le loro perdite salire sempre di più. Si perché la Superlega avrebbe portato nelle loro casse vere e proprie vagonate di milioni, con un monte totale di 4 miliardi di euro a stagione tra diritti tv e sponsor che sarebbe stato spartito tra le 20 partecipanti. A rincarare la dose è anche Andrea Agnelli, il quale dichiara quanto segue:

“In questo momento critico ci siamo riuniti per consentire la trasformazione della competizione europea, mettendo il gioco che amiamo su un percorso di sviluppo sostenibile a lungo termine, con un meccanismo di solidarietà fortemente aumentato, garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente”.

La rivolta in Inghilterra e la mobilitazione della politica

“Il calcio è del popolo e nessuno può portarcelo via!” Questo è il concetto delle innumerevoli proteste da parte dei tifosi di calcio di tutta Europa, e non solo. Al diffondersi della notizia i primi a rispondere con profondo dissenso sono gli Inglesi. Gary Neville, leggenda del Manchester United si dice disgustato dalla nascita di un torneo che lui stesso definisce una disgrazia:

E’ una disgrazia, un atto criminale. Dobbiamo rivedere il potere calcistico di questo paese partendo dai club che dominano e domandano la Premier League, a partire dal mio club, il Manchester United. Quello che stiamo vedendo è semplice avarizia, nient’altro. I proprietari dello United e del Liverpool ma anche del City e del Chelsea sono degli impostori, non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. I tifosi di questi club per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione. E sono loro che vanno protetti“. […] Non sono contro i soldi che girano nel calcio ma tengo tantissimo ai principi e all’etica di questo sport. Se il Leicester vince la Premier League, è giusto che vada in Champions. Questo è un esempio, ma è come dovrebbe funzionare, non che squadre come Tottenham. United o Arsenal che in Champions League nemmeno ci sono, possano partecipare ad una competizione elitaria. Se annunciano che un pre contratto o un pre accordo è stato firmato, punite quei club. Toglietegli i punti, multateli, sbatteteli in fondo alla classifica, levategli i titoli che hanno vinto [..].

Da li si scatenano le proteste dei tifosi inglesi. Supporters di City, United, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Arsenal; acerrimi rivali sul campo ma che si trovano a lottare per un solo ed unico scopo comune, evitare la morte del calcio. Si mobilita anche la politica; Boris Johnson è tra i primi leader ad opporsi alla Superlega a poche ore dalla sua nascita ufficiale, anche se da alcune voci pare che il primo ministro inglese fosse a conoscenza del progetto e avrebbe addirittura dato la propria approvazione alla partecipazione delle sue formazioni inglesi.

In Italia, oltre ai tifosi che sui social e non solo si schierano a sfavore, anche il Premier Mario Draghi manifesta il suo dissenso e con un tweet dichiara: “Il governo segue con attenzione il dibattito intorno al progetto della Superlega calcio e sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”. 

Molteplici anche le proteste e le manifestazioni di disapprovazione in Spagna, da parte di molti tifosi di Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona. L’opinione pubblica si era schierata, per la Superlega ed i suoi fondatori diventa impossibile ignorare le voci delle masse.

Possibili sanzioni per i club fondatori

La UEFA e Ceferin hanno preso tutto ciò come affronto e pare non vogliano che tutto si spenga senza che i club abbiano delle ripercussioni. Sky Sport infatti riporta che l’intenzione sarebbe quella di punire tutti i club che hanno aderito al torneo. Per la maggior parte dei club le sanzioni saranno di natura economica, più severe invece per coloro che non usciranno dal torneo. Milan e Inter starebbero trattando per delle sanzioni economiche più basse, per poi uscire dalla Superlega in maniera ufficiale. Chi non uscirà dalla Superlega rischia l’esclusione dalle competizioni europee: tra le italiane la posizione più critica ad oggi sarebbe quella della Juventus. E anche se in Italia c’è chi come Pietro Lo Monaco, consigliere della FIGC, sostiene che “Ai club che hanno aderito alla Superlega non accadrà nulla” è legittimo aspettarsi nuovi sviluppi e colpi di scena.

Nove club abbandonano la Superlega

La clamorosa svolta nella questione Superlega arriva nella sera di venerdì 7 maggio. In una nota ufficiale la UEFA comunica che nove dei 12 club fondatori abbandonano il progetto.

Questo è quanto si legge:

“In uno spirito di riconciliazione e per il bene del calcio europeo, nove dei 12 club coinvolti nel progetto della cosiddetta Superlega hanno presentato alla UEFA una “Dichiarazione di impegno del club” che definisce la posizione dei club, compreso il loro impegno alle competizioni UEFA per club e alle competizioni nazionali per club”. 

Stando a quanto è riportato i nove club riconoscono e accettano che il progetto della Super League è stato un errore e chiedono scusa ai tifosi, alle federazioni nazionali, ai campionati nazionali, ai club europei e alla UEFA.

Le società ad abbandonare il torneo sono: Arsenal, AC Milan, Chelsea, Atlético Madrid, Inter, Liverpool, Manchester City, Manchester United, e Tottenham.

La UEFA inoltre si il diritto di intraprendere qualsiasi azione ritenga opportuna contro quei club che finora si sono rifiutati di rinunciare alla cosiddetta “Super League”. La questione sarà prontamente deferita agli organi disciplinari UEFA competenti

Il futuro della Superlega

“Ci hanno voluto uccidere, come se avessimo tirato una bomba atomica. […]. Non ho mai visto tanta aggressività da parte di un presidente Uefa e della Liga in vita mia. Minacce e insulti, sembrava tutto orchestrato”. La Superlega esiste ancora, progetto è solo in stand-by. Stiamo tutti insieme riflettendo sul futuro.

Queste sono state le parole di un amareggiato Florentino Perez, il quale però lancia un messaggio forte e chiaro, la European Superleague non è stata abbattuta, la minaccia non è sparita e il pericolo che si ripresenti nel breve futuro rimane concreto, ma forse dopo gli avvenimenti di oggi, un po’ più incerto.

Alessandro Santacroce

 

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