Caso San Paolo, la direttrice dei lavori: “Dispiaciuta per il comunicato. Vi spiego tutte le novità”

lavori stadio san paolo

Caso San Paolo, la direttrice dei lavori: “Dispiaciuta per il comunicato. Vi spiego tutte le novità”. Filomena Smiraglia parla ai microfoni de Il Mattino

Caso San Paolo, la direttrice dei lavori: “Dispiaciuta per il comunicato. Vi spiego tutte le novità”. Filomena Smiraglia, direttrice dei lavori per la ristrutturazione dello stadio San Paolo di Napoli, parla ai microfoni de Il Mattino in merito alla querelle scaturita dal comunicato di Carlo Ancelotti.

Spogliatoi San Paoli, le parole della direttrice dei lavori
«Quattrocento metri quadri dei quali la metà adibiti a salone centrale. C’è una zona spogliatoi per la squadra con video, venticinque sedute, le docce, le due vasche, una delle quali elioterapica; una zona lounge con divanetto, video e bagno dedicato, una zona staff con l’area del tecnico e doccia separata, una zona medica, un impianto di condizionamento con il ricambio dell’aria che avviene otto volte in un’ora, un’area warm up. La particolarità è la quasi totale assenza di porte tra un’area e l’altra pur nel rispetto della privacy».

In effetti è tutto un iter sinuoso che permette di camminare da un’area all’altra senza che ci siano disturbi reciproci.
«Ed è quello che volevamo. Prima c’erano decine di porte, ora dà il senso della tranquillità».

Come nasce l’idea dello spogliatoio del Napoli?
«Andrei un po’ più indietro. Come nasce l’idea San Paolo. Nel 2017 eravamo quattro donne, architetto, del Comune di Napoli: Simona Fontana, Giuliana Langella, Genny Acampa ed io. Eravamo state incaricate di redigere i progetti delle strutture per le Universiadi. Ci dividemmo il lavoro. Siamo diventate rispettivamente la signora delle acque con la Scandone, del PalaVesuvio e Virgiliano ed io la signora San Paolo. Quando lo scelsi mi dissero: ma sei impazzita?». 

Un suo figlio acquisito.
«Tutto è cominciato con la direzione dei lavori della pista, che qualcuno vuole abolire ma senza la quale le Universiadi non si sarebbero svolte. Poi l’illuminazione, i maxischermi, i sediolini, la responsabilità tecnica durante le cerimonie di apertura e chiusura. Infine gli spogliatoi». 

Di cosa è più orgogliosa?
«La pista. Perché aver visto la felicità negli occhi delle persone quando sono tornate su questa pista è impagabile».

E De Laurentiis? 
«Rapporto inizialmente burrascoso. Cominciò con l’impianto di illuminazione. Non credeva che lo potessimo realizzare in meno di due settimane. Quando se ne rese conto mi disse oggi so con chi posso parlare».

Ma non si poteva cominciare prima? 
«E quando? Fino al 20 maggio c’era la squadra. Poi le Universiadi».

Il comunicato di Ancelotti? 
«Ci ha fatto male e me ne dispiace. Soprattutto le parole sono indignato per l’inadeguatezza e la scorrettezza. È una persona che stimavo e stimo anche perché in occasione di Napoli-Chievo la società mi fece chiamare per protestare sull’illuminazione. Mostrai che era certificata per una classe A, la migliore, fu l’unico che disse: Allora ci dobbiamo abituare». 

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