Corbo: “Ancelotti e il tranello-Ounas: la posizione dell’algerino apre al nuovo modulo”

Corbo

Antonio Corbo analizza la vittoria del Napoli contro il Sassuolo, nel suo editoriale per Repubblica ‘Il Graffio’:

“L’ambizioso De Zerbi lascia un bel ricordo e tutto il resto: perde 2-0 il 7 ottobre in A, riperde 2-0 ieri con il Napoli che va a misurarsi nei quarti di Coppa Italia con il Milan. Con Ancelotti ancora brillante regista. Prepara un tranello. Lo tende Ounas che converte in risorsa il suo estro indecifrabile. Si presenta come quarto a sinistra nella linea di centrocampo del 4-4-2. Ma di là taglia in una zona franca, alle spalle di Milik verso destra. Una sola variante ne provoca altre due: Insigne torna sulla sinistra, Callejon rimane a destra ma arretra, avvicinandosi a Hysaj. Nasce un modulo diverso: un 4-3-1-2. Molto simile ad un 4-3-3. Può essere definito il modulo Ounas, perché è lui che fa il pendolo, è lui che qualifica la novità tattica, e la rimarca superando gli avversari in prepotenti slalom.

L’idea di Ancelotti ha un perché. Vuol dare a Milik, finora con pochi collegamenti, una assistenza costante. Il suo gol numero 11 traduce in vittoria l’espediente tattico. Ounas da sinistra schizza nelle file di un Sassuolo disorientato. Affida la palla all’inventiva di un ritrovato Insigne che va a creare un gioco di prestigio nella zona profonda che conosce meglio, a sinistra per un assist perfido. Milik può solo spingere in rete con la pancia, facile facile.

È passato solo un quarto d’ora, ma il Napoli comanda con un caparbio pressing alto. Il Sassuolo cerca il gol, ancora prima che proteggersi. Sensi lascia molto spazio al diretto antagonista Fabian Ruiz, che scavalla con eleganza per far ripartire la squadra. Nel Sassuolo non è un pericolo Boateng che a sinistra incrocia un rude Hysaj, ma Berardi ben collegato con Locatelli. I due festeggiano il pareggio, ma la Var scopre un vizio di forma: Locatelli lascia scivolare la palla lungo il braccio sinistro come un tempo i giocatori di pelota. Evidente è l’assenza di Albiol. Anche qui sono due gli effetti, stavolta negativi per il Napoli. Maksimovic è ruvido. Commette qualche fallo inutile. Accanto a lui Koulibaly. Il pubblico lo accoglie come l’eroe del momento. La sua sensibilità ne fa un portavoce del movimento anti-razzista ne ha subite davvero tante a Milano dai peggiori del tifo interisti. Con dignità mostra il suo umiliato sdegno. Ma nella dinamica del gioco, si dà un compito troppo ampio. È un traliccio in area, il Napoli si aggrappa a lui, ma il gigante senegalese vuole anche impostare. Talvolta perde palla e tempo. Si giustifica il lavoro straordinario, se si riflette su Diawara: più puntuale e preciso di altre volte, è ancora ordinario nei passaggi, mai autoritario nella proposta. La ripresa propone due novità. Il Sassuolo manovra bene a centrocampo e tiene il Napoli in allarme. Sembra giovarsi dell’inserimento di Babacar oltre che di Boga, giusti i cambi di De Zerbi che soffre troppo nel vedere due ombre tra i suoi: Djuricic e Boateng. Non può che ritirarli. Ancelotti coglie l’attimo, come gli riesce spesso: fa riposare il versatile Ounas per Allan. È la mossa che decide il raddoppio. La ripartenza di Maksimovic ha il contributo di Allan e di Insigne tutto in progressione, Milik conquista la profondità a sinistra per servire all’indietro Fabian Ruiz, tra i migliori in campo, suo il diagonale tagliente che porta il Napoli nei quarti di Coppa Italia. C’è tempo solo per ammirare Ospina, portiere che ripara ogni guasto nel finale e per conoscere Gaetano, gioiello della Primavera. Con Ancelotti non esistono chiusure per i giovani: tra titolari e panchina, tra squadra e vivaio i vasi sono felicemente comunicanti”.