Corbo: “Verde, Izzo e Mandragora: i rimpianti del Napoli e del calcio italiano”

Daniele Verde a 18 anni rianima la Roma a Cagliari con la naturale eleganza del suo sinistro. Accade domenica. Il Napoli arrossendo un po’ scopre che è un ragazzo di via Pigna, 5 minuti dal San Paolo. Antonio Varriale, talent-scout della Juventus, lo segnala a Torino, ma decide la famiglia: meglio Roma. Un giorno dopo, Armando Izzo, 22 anni, gioca la sua miglior partita, con il Genoa batte la Lazio. Ma aveva già segnato un gol il 5 ottobre scorso a Parma. Centrale di difesa, un gigante. Il Napoli vagamente lo ricorda nella sua primavera, lo mandò in prestito alla Triestina, poi all’Avellino. Non bastano a Izzo 58 partite e due reti in B per dimostrare i suoi progressi. La corriera per Avellino costa 6 euro, andata e ritorno. Nessuno forse va a vederlo. Alle buste il Napoli offre una cifra da bancarella dell’usato: 46mila euro. Con 800mila subentra il Genoa. E rileva il tenace ragazzo di Scampia. Accompagnato dalla musichetta “Giochi Preziosi”, il 29 ottobre nel Genoa debutta contro la Juventus in A il calciatore più giovane del torneo: Rolando Mandragora, classe 1997, anni 18 il prossimo giugno, il sosia di Thiago Motta.
Era tra Cercola e Scampia, il Napoli l’ha solo sfiorato. Sono tre casi, in giorni tuttavia azzurri per il vivaio del Napoli. È nei quarti del Viareggio, funziona meglio da quando Gianluca Grava sostituisce Francesco Barresi, scritturato da Bigon nella Reggina. Tre casi che richiamano la responsabilità del calcio italiano, non solo del Napoli. De Laurentiis può permettersi queste sviste. Per il bilancio florido, perché è il primo a leggere le relazioni, perché ha voluto lui Maurizio Micheli capo dello scouting accanto a Bigon. Un team che non ha molta fortuna. Stridono i 12 milioni per Vargas, «secondo miglior giocatore del Sudamerica », in rapporto ai talenti visti e non visti a due passi dal club. Ma il caso Napoli diventa il caso Italia. Rileggete le formazioni del “Viareggio” di 4 anni fa. Sono arrivati in A da Inter, Milan, Juve, Torino, Fiorentina, Roma non più di due giocatori per squadra. I dirigenti li trascurano, sono consegnati al destino, chi precipita nel tornei inferiori, chi va Cina e Indonesia. Aumentano gli stranieri: sono il 56% in A, che investe nei vivai solo 37 milioni, pur fatturandone 1772. Pesano i 977 di debito con le banche, i 600 di disavanzo annuo. Conti da paura. Ma nessuno cambia o perde il posto, bel mondo: non a caso per vincere lo scudetto qui basta essere Allegri.

Fonte: Antonio Corbo per La Repubblica

Carmine Gallucci

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