ESCLUSIVA FA – Nazionale del Regno delle Due Sicilie: “Avere una squadra di calcio, fa sapere che esistiamo!”

nazionale regno delle due sicilie

L’ex magistrato dottor Edoardo Vitale, portavoce della Nazionale del Regno delle Due Sicilie, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di ForzAzzurri.

Ad Edoardo Vitale, bandiera culturale della Nazionale del Regno delle Due Sicilie e presidente dell’Associazione Sud e Civiltà, abbiamo chiesto di farci conoscere l’Associazione ed i suoi valori:

Quali sono i principi dell’Associazione Sud e Civiltà?

“Sud e Civiltà è un’associazione culturale, che si propone per ravvivare il sentimento di identità del popolo napoletano e in generale dei popoli del sud Italia. Noi riteniamo che la condizione degli uomini e delle donne del sud sia come quella di uno smemorato, di una persona che a furia di ricevere dei colpi ha perso la memoria. Ognuno di noi deve guardarsi allo specchio e pensare quali sono i propri principi, dove ha vissuto, la sua filosofia di vita e solo così potrà ritrovare e riconoscere sé stesso. Abbiamo subito una sorta di colonizzazione, ovvero, la continua denigrazione della nostra storia, del nostro modo di vivere, le usanze e siamo sempre stati considerati come arretrati. In realtà siamo un terminale di una lunghissima storia, fatta dall’incontro di grandissime civiltà, quanto di meglio la cultura occidentale abbia prodotto. Questo fa sì che il popolo di Napoli sia molto amato ma anche molto odiato, in più è l’unico che ha conservato buona parte delle proprie tradizioni. Quindi noi vogliamo risvegliare questa consapevolezza identitaria non per generare orgoglio o una forma di superbia, ma semplicemente per riprendere a pieno titolo il nostro posto nel mondo, nel panorama dei popoli. Questo è l’unico modo per rialzarsi, perché se non invertiamo la rotta il sud è spacciato”.

Quali obiettivi vi siete posti al momento della nascita dell’Associazione?

“Sì, sono obiettivi ambiziosi, poi comprendono anche la formazione di una nuova classe dirigente, perché se in 160 anni i politici italiani non hanno fatto altro che peggiorare la nostra situazione, evidentemente c’è qualcosa che impedisce loro di agire per il bene del sud. C’è un sistema che li avvolge e li sottomette, in modo tale che loro non riescano più a puntare in grande si accontentino delle briciole, dell’elemosina da distribuire al proprio elettorato. E’ tutto un meccanismo che alla fine ci sta realmente rovinando”.

Come è nata la nomina di portavoce culturale della Nazionale del Regno delle Due Sicilie?

“Questa iniziativa è molto interessante, molto importante, perché sembra che in Europa siamo l’unico popolo che deve vergognarsi della propria storia. Sotto tanti aspetti, invece, la nostra è una storia gloriosa, certo non eravamo una potenza che dominava il mondo, ma siamo sempre stati pacifici. Ci sono tanti popoli che rivendicano la propria identità, ma ciò non vuol dire staccarsi dallo stato in cui sono compresi, ma semplicemente valorizzare le proprie tradizioni. Un amico in comune ha messo il presidente della Nazionale del Regno delle Due Sicilie, Massimo Amitrano, in contatto con me, poiché mi dedico ad un’assidua opera di divulgazione culturale, soprattutto storica, attraverso la rivista “L’Alfiere”. Poiché il simbolo storico dello stemma delle Due Sicilie appare sulle maglie, sulla bandiera, gadget e tutto quello che riguarda la squadra, Amitrano ha pensato di affidarmi questo incarico. Portare in giro un simbolo che poi esprime una storia, ha bisogno di qualcuno che la illustri nel modo corretto. Questo mi ha fatto molto piacere, perché può essere una collaborazione che può dare degli ottimi frutti”.

Nazionale Regno delle Due Sicilie

Qual è stato il fattore che ha determinato la scelta dei simboli presenti nel vostro logo?

“Chi non conosce bene la nostra storia, può pensare che io esageri quando parlo di colonizzazione, ma il cavallo rampante, in alto a sinistra, che era il simbolo di tutto il regno di Napoli, è oggi pochissimo conosciuto proprio a causa della cancellazione della nostra memoria storica. Anche l’Associazione Calcio Napoli sorse con il simbolo del cavallo, una volta tutto il mondo sapeva che il simbolo di Napoli fosse questo. Poi ci fu la vicenda di una serie di partite finite male, e la scaramanzia iniziò a farsi largo dicendo che fosse il cavallo a portare sfortuna, sostituendolo poi con il “ciuccio”. Un altro è la trinacria che affonda le sue radici nella cultura orientale, il sorgere del sole, lo scorrere delle stagioni e rappresenta proprio l’isola di Sicilia. Poi sotto c’è il tempio, un simbolo che richiama molto le radici del sud, infine l’ultima figura rappresenta i confini dell’antico regno”.

Maradona, come lei stesso ha dichiarato, fu capace di cogliere il messaggio di sofferenza e profondità spirituale. Oggigiorno chi sono i “Maradona” che con coraggio si fanno portavoce del popolo?

“Noi vorremmo che i nuovi “Maradona” sorgessero tra le fila del popolo napoletano. Maradona è nato in una periferia poverissima di Buenos Aires, nacque nella clinica “Evita Perón”, che era un personaggio mitico dell’Argentina, famoso per il suo amore verso il popolo, tant’è vero che ancora oggi viene venerata da moltissimi quasi come una santa. Dunque, Maradona nacque in un luogo dove c’erano grandi differenze sociali e una grande lotta contro le ingiustizie. Ai suoi tempi c’erano delle manifestazioni popolari gigantesche, quindi è cresciuto in un mondo che aveva una grande sensibilità per le ingiustizie. Si vedeva nel povero non una persona da disprezzare, ma da amare. Venuto in Italia, è riuscito a percepire ciò che i napoletani non riuscivano a vedere, perché gli era stato fatto un lavaggio del cervello durato 160 anni. Lui è riuscito a vedere le cose belle di Napoli, ma soprattutto il trattamento ingiusto nei confronti dei napoletani, il pregiudizio che li accompagna da sempre e non li abbandona mai, nel rapporto con i fratellastri del nord Italia, con cui noi non ce l’abbiamo, noi vogliamo bene a tutti. Ad oggi il popolo napoletano sta iniziando ad accorgersene, ma questo non è per suscitare odio, tutt’altro.

Vorrei aggiungere – chiude Edoardo Vitale – che questa iniziativa della Nazionale può essere molto importante perché inconsciamente siamo abituati a pensare che se un qualcosa viene riconosciuto a livello calcistico, allora esiste. Se invece questo riconoscimento non c’è non esiste, allora avere una squadra di calcio aiuta a far capire a molte persone che noi esistiamo come popoli napoletano e siciliano, abbiamo una lingua, una cultura, una filosofia di vita e quindi abbiamo anche una squadra che non è un fattore di rottura, bensì di ricchezza. Vogliamo dare un esempio ed una spinta per la rinascita del nostro sud”.

Barbara Marino

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