Internaples? Che cosa è?

Sono cresciuto con mio padre che mi decantava le doti dell’Internaples. Quasi fosse stato un periodo dell’oro! In realtà, lui nacque nel 1933 e dal 1926 (come tutti sappiamo) l’Internaples divenne l’Associazione Calcio Napoli [Leggi Il Napoli non ha 89 anni! Ecco perché]. Quindi l’Internaples non poteva averlo visto giocare.

Il lettore, però, si immedesimi in un tifoso ragazzino degli anni ’50. Quando non esistevano internet e tutte le informazioni che oggi chiunque può raggiungere in pochissimo tempo. La notizia di qualcosa che c’era “prima” desta sempre fascino e magia. E tale era la magia con cui si parlava dell’Internaples negli anni ‘8o quando ho cominciato a conoscere il calcio anche io. Si badi, a Napoli nessuno pronunciava il nome in inglese, ma con la cadenza tipica napoletana che i lettori non faranno fatica ad immaginare: con l’accento immancabilmente sull’ultima sillaba e letto esattamente così come è scritto!

Non solo, ma dove giocava l’ “InternapulEs”? Vicino casa nostra. Al Campo Albricci. Anche questo rigorosamente pronunciato in maniera da rendere difficilmente riconoscibile la trascrizione (pronunciato: abbricce). Quando a scuola lessi di Alberico Albricci, eroe della Grande Guerra, non lo legai affatto al campo militare vicino casa, in Via Pignatiello. Quello stadio mi era noto più perché ci rifugiammo dopo il terremoto del 23 novembre 1980. A mio padre anche perché, mi raccontava, che i tedeschi durante l’occupazione ci fucilavano le persone. Lo stadio venne inaugurato nel 1923 con una spettacolare e particolare competizione aperta al pubblico: una corrida in cui lo spettatore coraggioso che avesse voluto avrebbe potuto cercare di assicurarsi una coccarda tricolore infilzata sul dorso di un toro(contenente 500 lire). Poi, nel 1925 Giorgio Ascarelli diventò presidente dell’Internaples e nel 1929 fece realizzare il famoso Stadio Ascarelli, divenuto, poi, Stadio Partenopeo per i Mondiali “fascisti” e vittoriosi del 1934! Ascarelli era di origini ebree e non era tollerabile un nome ebreo per uno stadio del regime. [Leggi Il Calcio a Napoli prima del 1926Napoli negli anni ’20]

Con queste premesse sembra di sfatare un mito, dicendo che nei suoi quattro campionati l’Internaples fu surclassato dal Savoia nei primi tre campionati della Prima Divisione Lega Sud [Leggi La gloriosa storia dell’Unione Sportiva Savoia]. Nel quarto del 1925/1926 riuscì ad vincere il campionato, anche perché il Savoia non era riuscito ad iscriversi. Arrivò,dunque, alla finale del Campionato dell’Italia meridionale contro l’Alba Roma. Da questa, però, fu sconfitta per 6 – 1 nella partita di andata. In quella di ritorno, finita 1 – 1, ci fu una invasione di campo che costò la squalifica del Campo Albricci. Con quella partita si concluse la storia poco gloriosa dell’Internaples… e cominciò quella del Napoli.

L’eredità più grande dell’Internaples, oltre a molti giocatori, stadio e presidente, fu l’utilizzo della maglia azzurra! Le due squadre dalle quali nacque l’Internaples avevano l’Internazionale una maglia azzurra molto scura, più simile a quella dell’attuale nazionale che a quella del Napoli, mentre il Naples aveva una maglia a righe blu e azzurre.

Concludo dicendo che, forse, aveva ragione mio padre: l’Internaples rappresentò un periodo d’oro per il calcio napoletano: fu il periodo in cui venne inventata la maglia azzurra!

Amedeo Gargiulo

Amedeo Gargiulo

Laureato in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli nel 1997. Seconda Laurea in Storia all'Alma Mater di Bologna nel 2012. È insegnante di Lingua e Letteratura Italiana nella Scuola secondaria di secondo grado dal 2007. È giornalista pubblicista dal 2017. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo storico: "Κύμη (Cuma)" Azeta Fastpress. Si occupa di due rubriche sulla storia del Calcio: "Tasselli di storia napoletana" per Forzazzurri.net e "SINE QUA NON, siamo qui noi" per 1000CuoriRossoblu. È Presidente della Associazione Culturale Enciclomedia ODV.

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