Olimpiadi Tokyo – L’ultimo atto di Conte è stato salvare inno e bandiera

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L’ultimo decreto approvato in extremis dall’ex Premier Conte ha permesso all’Italia di poter presentare alle Olimpiadi di Tokyo 2021 le divise, bandiera e inno di Mameli.

Le Olimpiadi salvate da un decreto. Il 26 gennaio del 2021 il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha voluto lasciare la carica, dimissionario nella tarda mattinata, con un ultimo atto verso lo sport nazionale. Senza il Decreto CIO sull’autonomia del Coni, lo sport italiano poteva incorrere ad una sanzione economica da parte Comitato Olimpico Internazionale e ad un danno di immagine per la nostra nazione. Gli atleti italiani, infatti, si sarebbero presentati a Tokyo (sede delle prossime Olimpiadi) senza bandiera, inno e divisa. Ma come si è arrivati a questo punto? Si analizzano le diverse fasi:

Riforma dello sport

L’evento che ha fatto scaturire tutto è stata la riforma dello sport, inserita nella legge di bilancio del 2018. Con tale provvedimento si era stabilito che, dal 30 dicembre del 2018, la Coni servizi veniva sostituita con una nuova società, Sport e Salute s.p.a, di nomina governativa, amministrata da un CDA composto da tre membri. Lo scopo di tale società sarebbe stato quello della gestione dei finanziamenti, destinati alle Federazioni ed a tutto il mondo sportivo italiano, e avrebbe lasciato al CONI soltanto la gestione diretta di 40 milioni di euro per il finanziamento delle spese relative al proprio funzionamento e preparazione olimpica. La riforma dello sport, voluta dall’allora sottosegretario Giorgetti (Lega), aveva il compito di controllare la gestione dei fondi tra comitato e federazioni. Il primo campanello di allarme fu lanciato dal numero uno del CIO Bach, nel novembre del 2018, che aveva fatto presente che alcuni articoli della legge mettevano a rischio l’autonomia del Coni.

Milano – Cortina

Il 24 giugno del 2019 i membri del CIO avevano assegnato come sede delle olimpiadi invernali del 2026 all’Italia, nello specifico a Milano – Cortina. In tale occasione Bach aveva incontrato il Premier Conte per ribadire che la riforma dello sport non era in linea con la Carta Olimpica. Nei giorni a seguire il presidente del Coni Malagò fu in audizione al Senato e aveva commentato tale provvedimento con tali parole: “Le sanzioni e i rischi che correrebbe il nostro Paese se dovesse essere approvato questo provvedimento sono la sospensione o il ritiro del riconoscimento del Comitato olimpico nazionale: in tutta questa situazione noi non siamo mai stati interpellati e questo è molto grave”.

Decreto CIO sull’autonomia del Coni

Dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri del governo M5S-Lega nell’estate del 2019, con la conseguente decaduta del sottosegretario Giorgetti, la nomina di un nuovo esecutivo e di un nuovo ministro per le politiche giovanili e per lo sport hanno dato il via verso la strada del dialogo di collaborazione con il Coni, al fine di poter trovare una rapida soluzione. La pandemia causata del Covid-19 ha messo in secondo piano le probabili soluzioni per risolvere tale problema, aiutato anche con il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo nel 2021. Dopo una serie di dibattiti, il mese di gennaio del 2021 ha messo fine alle minacce di sanzione da parte del CIO attraverso l’ultimo atto di Giuseppe Conte che ha approvato il decreto CIO sull’autonomia del Coni. Tale provvedimento prevede un ritorno all’autonomia del comitato attraverso la piena operatività del Coni e la sua autonomia e indipendenza sia con un aumento degli stanziamenti finanziari e sia con un’attribuzione dei beni immobiliari. Il Presidente del Coni Malagò ha commentato tale decisione così: “Ce l’abbiamo fatta all’ultimo minuto dell’ultimo tempo supplementare. Da oggi torniamo indipendenti. Tante cose sono da chiarire ma i confini delle competenze sono tracciati”.

Capire quale sia la soluzione migliore per il futuro dello sport italiano non è certo facile. L’unica cosa che possiamo comprendere è sicuramente rivivere l’orgoglio che scoppia in noi italiani quando un atleta vince una medaglia e urla ad alta voce quel pezzo dell’inno di Mameli che fa: “…Siam pronti alla morte, L’Italia chiamo’, si’!”

Francesco Abate