Il comandante che ha perso se stesso per vincere lo Scudetto.
Sarri è Campione d’Italia. Prima di fargli i complimenti però, facciamo un salto nel tempo di 46 anni, al Mondiale del ’74. La Coppa del Mondo che resterà nella storia grazie al calcio totale dell’Olanda di Cruijff. Una squadra che ha condizionato gli eventi del calcio, trasformandolo in maniera definitiva. Il calcio totale, qualcosa di mai visto. Il Milan di Sacchi, il Barcellona di Guardiola, non sarebbero mai esistiti senza quell’Olanda. Non serviva la vittoria dei Mondiali per trasformarla in storia. Ed infatti il Mondiale lo hanno vinto i tedeschi, che dopo aver perso ai gironi contro la Germania Est, hanno dato il potere al capitano Beckenbauer, esautorando di fatto l’allenatore. Maurizio Sarri, fu il primo a paragonare il suo Napoli a quella splendida e perfetta macchina che era l’Olanda del 74. Non importa vincere lo Scudetto, questa squadra è già storia. Entrambe, sono la cosa più bella mai vista nelle loro rispettive competizioni. Mai nessuno ha fatto spettacolo come gli “orange”, mai nessuno ha fatto spettacolo come gli “azzurri” di Sarri. Entrambe sono accomunate da un momento in cui si è pensato che la perfezione del loro calcio fosse vicina a raggiungere l’olimpo: per l’Olanda il gol del momentaneo vantaggio nella finale dei Mondiali, contro la Germania, per il Napoli la rete di Koulibaly che ha ammutolito lo Juventus Stadium nello scontro Scudetto. Tutte e due le rivoluzioni sono state ad un passo dal buttar giù il palazzo del potere, entrambe hanno fallito. Sarri però ha ragione, quelle squadre sono storia. Non per l’albo d’oro ma per ciò che hanno lasciato al calcio. Sono così importanti che la Juventus, la squadra della vittoria ad ogni costo, del vincere non è importante ma e l’unica cosa che conta (Boniperti docet), si è affidata all’allenatore ex Napoli per cambiare la sua identità. Tentativo fallito perchè Sarri non ha cambiato i bianconeri anzi, sono loro ad aver fatto perdere l’anima da rivoluzionario all’ex impiegato bancario. Sarri ha vinto lo Scudetto, complimenti dunque. Ha vinto il campionato, a costo di perdere se stesso, vivendo da separato in casa senza che nessuno, neanche il più fervente credente del Sarrismo, potesse attribuirgli nessun tipo di merito. Senza mai mostrare realmente ciò per cui gli è stata affidata la panchina bianconera. Laureandosi Campione d’Italia senza mai realmente mettere la propria firma. La vittoria di Sarri si è trasformata nella vittoria di Allegri, il nemico numero 1. Non vincono gli allenatori ma i calciatori. Il comandante si è trasformato nella peggiore delle sue controfigure, messo da parte dallo spogliatoio che ha preso in mano la situazione nel momento di difficoltà, proprio come fece Beckenbauer nel ’74.