Singapore, il virus è tornato: ecco il motivo

Singapore, il virus è tornato: ecco il motivo

Settantacinque nuovi casi in un giorno: un incremento segnalato sabato 4 aprile come il più serio dall’inizio della pandemia che ha provocato, fino a quel giorno, 1.189 infetti e un totale di sei decessi. Ma perché? Cominciamo dall’inizio, ripercorriamo le fasi della lotta alla malattia sin dal suo primo apparire, a metà dello scorso gennaio.

Fino al 20 gennaio almeno, gli unici casi di coronavirus erano stati individuati in diciotto tra turisti o viaggiatori arrivati dall’estero a Singapore. Poi, un bel giorno, è accaduto l’inevitabile. Una comitiva di venti visitatori cinesi arrivati dalla provincia del Guangxi, nel Sud, per festeggiare l’imminente Capodanno tradizionale, apparentemente senza alcun sintomo, hanno girato liberamente per la città, ammirandone le bellezze naturali e architettoniche.

Soltanto che, nessuno lo poteva immaginare, tra i venti visitatori cinesi ce n’era uno, o forse più di uno, che trasportava ignaro il virus che in poche settimane avrebbe provato a conquistare il mondo.

Soltanto il 4 febbraio le autorità di Singapore avevano dichiarato la presenza, in città, di un focolaio autoctono: proprio il negozio di medicina tradizionale. La proprietaria era la «paziente zero» che aveva infettato uno dopo l’altro i membri della sua famiglia, dal marito alla figlia di sei mesi, alla colf indonesiana e persino due commessi. Nessuno di loro per fortuna, è morto, anche se riprendersi è costata molta sofferenza. La cosa più straordinaria è che Singapore, come ha spiegato alla Bbc il virologo Leong Hoe Nam, «sarebbe potuta diventare una nuova Wuhan». Invece il sistema di individuazione dei casi positivi e di tutti gli individui da loro incontrati dal giorno dell’infezione ha prevenuto l’esplosione incontrollata della malattia come invece è accaduto pressoché ovunque. Al 16 marzo, grazie all’opera instancabile di veri e propri detective che hanno seguito le orme dei pazienti con tenacia e precisione, soltanto 243 casi erano stati confermati e nessun decesso. 

Perchè una nuova invasione allora? Singapore non si è chiusa ermeticamente al mondo anche se quarantena e tutte le iniziative di prevenzione possibili sono operative. Tanto che è stata decretata la chiusura di bar, cinema, scuole, negozi e imprese non essenziali, e persino i luoghi di culto per meglio arginare la «seconda ondata». Dovuta stavolta non a ospiti stranieri ma a migliaia di cittadini di Singapore rientrati da Paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti o l’Indonesia dove si trovavano in visita o erano residenti per studio e lavoro. Sono stati proprio alcuni di loro a «riportare» nei giorni scorsi il coronavirus in una città che apparentemente era riuscita a contenere l’epidemia in termini più che accettabili.