Storie di calcio – Maradona e la storia “inglese” del gol più bello del mondo

Storie di calcio – Il gol più bello del secolo fu “ideato” in Inghilterra. Diego Maradona lo “preparò” per buttare fuori proprio gli inglesi dal mondiale messicano qualche anno dopo

 

Ogni partita giocata all’Azteca aveva come componente necessario un sole che “illuminava” il prato. Lo rendeva più verde, più acceso. Era la luce naturale del sole messicano che entrava in quello stadio durante i mondiali.

Gli “ideatori” del calcio

Il tabellone del mondiale messicano, ai quarti di finale, mise di fronte le nazionali di Argentina e Inghilterra, considerata la patria del calcio moderno.

Gli inglesi avevano la consuetudine, nell’anno successivo al mondiale, di ospitare i campioni del mondo in carica per disputare un’amichevole di prestigio.

La sfida dell’86, quindi, iniziò ben sette anni prima, a Wembley: amichevole post mondiale tra l’Inghilterra e l’Argentina campione del mondo 1978. In quell’incontro, Diego Armando Maradona rubò la scena deliziando il pubblico presente con una serie di numeri di altissimo livello e sfiorando il gol dopo una giocata fantastica: ricevuta palla sulla trequarti avversaria, dopo una piroette, superò in slalom tre avversari e, sull’uscita del portiere inglese Clemence, concluse con un tocco morbido d’esterno sinistro sul secondo palo e…Fuori! La palla uscì di un niente (minuto 00:55 del video sottostante).

Il rimprovero e la rivincita mondiale

Al ritorno in Patria, Maradona venne “rimproverato” da suo fratello “El Turco” Hugo: «Diego, potevi scartare il portiere. Pensa che gol sarebbe stato!».

Città del Messico, 22 giugno 1986, Maradona fece la storia e diede a quel “10” la gloria assoluta.

In quella partita ci fu: 1) l’idealizzazione de “La mano de Dios” perché non fu il pugno di Diego a mettere il pallone in rete, ma Dio! E lo fece perché l’Argentina avesse la sua “rivincita” dopo l’umiliazione delle Malvinas/Falkland, e 2) il gol più bello della storia del calcio.

La luce dell’Azteca era ancora più accesa, quasi “celestiale”; oltre ai raggi del sole, c’era una luce che si “abbatteva” su quel 10 argento-scintillante della maglia blu argentina e che lo faceva grande, grandissimo, immenso. Ricevuta palla a centrocampo, Diego iniziò ad accarezzare quel pallone, a toccarlo un istante prima dell’intervento di un avversario, a puntare la porta di Shilton muovendosi a passi di tango fino al punto lasciato in sospeso sette anni prima. Superata tutta la linea difensiva, si ritrovò di nuovo a “tu per tu” col portiere, dallo stesso lato. ((Diego, potevi scartare il portiere)); finta di sinistro a far sedere Shilton e tocco di nuovo con l’interno del piede sinistro… Stavolta è gol! IL GOL!!!

 

 

Il Campione del Mondo

Sempre sotto quella meravigliosa luce dell’Azteca, Diego si sbarazzò, in semifinale, del Belgio del portiere Pfaff e del giovanissimo centrocampista Scifo, con un’altra doppietta: il primo gol di esterno sinistro a scavalcare il portiere in uscita; il secondo fu un altro lampo di genio: slalom a saltare tre difensori belgi e palombella maligna sul palo più lontano. Delizie per gli occhi.

Fu Argentina-Germania, fu Maradona controllato in maniera opprimente dagli avversari, fu il 2-0 iniziale albiceleste, fu la rimonta dei “verdi” tedeschi: 2-2. A 5 minuti dal termine, fu di nuovo quella luce sublime, quasi angelica, a far brillare il numero 10 sulla maglia argentina: Diego era attorniato dai tedeschi nel cerchio di centrocampo e un raggio gli illuminò il campo e gli segnò la traccia per Burruchaga. Lancio geniale sulla corsa del 7 che realizzò, sull’uscita disperata di Schumacher, il gol del 3-2. Il mondiale è argentino, il mondiale è di Maradona!

Fateci caso, allora: ogni partita giocata all’Azteca aveva come componente necessario un sole che “illuminava” il campo. Il 29 giugno 1986 quel sole  lasciò che, ad abbagliare il prato, il mondiale e quel 10 argentato, sarebbe stato il più forte calciatore di ogni tempo: Diego Armando Maradona, “el rey de la copa del mundo”.

 

Antonio De Nigro

 

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