TOP – Passa in archivio la gara del riscatto. Da Reggio Emilia il Napoli torna con i tre punti in tasca centrando l’obiettivo minimo che consente agli azzurri di migliorare classifica e morale. Ma nulla più. Contro il Sassuolo gli uomini di Benitez disputano una partita di solo cuore, lasciando invariati dubbi e perplessità sul potenziale di questa squadra. A controprova di ciò, nessuno dei partenopei emerge come migliore in campo; sono almeno in tre che si contendono la palma del primato. Innanzitutto Koulibaly, che, gara dopo gara, sta dimostrando di poter essere il punto di riferimento della difesa: in almeno tre occasioni toglie le castagne dal fuoco, ruggisce a muso duro contro Taider, reo di aver colpito Rafael in uscita, e sopperisce alle imbarazzanti mancanze di un Albiol costantemente in difficoltà sia fisica che mentale. Non è dispiaciuto David Lopez, che, sebbene ancora lontano dall’ambientamento in squadra, si fa trovare sempre presente in chiave di interdizione e svolge alla lettera il compitino affidatogli da Benitez. A loro si aggiunge il Pipita Higuain, che regala giocate preziose e riesce in alcuni casi ad alzare il lentissimo ritmo di gioco: si carica sulle spalle l’onere della manovra offensiva e, lasciando spazio a Callejon, non fallisce l’assist per il gol che regala i tre punti al Napoli. Degni di plauso anche Callejon e Zuniga e il solito Gargano.
FLOP – Al termine dei 94 l’esultanza dei tifosi è in realtà un sospiro liberatorio, vuoi per lo strazio a cui sono stati costretti ad assistere, vuoi per gli ultimi venti minuti in cui il Sassuolo le ha provate tutte per strappare la vittoria e solo una difesa arcigna e la traversa della porta di Rafael consentono di uscire imbattuti dal Mapei Stadium. Ma in tutta la partita l’impressione era di assistere ad una gara di categoria inferiore. Di certo la condizione psicologica non aiutava, ma la squadra di Benitez è parsa fin troppo lenta e scontata nella manovra offensiva, impacciata sulle rimesse laterali e del tutto casuale nelle rimesse dal fondo. Al di là del modulo è palese che sono gli schemi che poco si adattano alle caratteristiche di alcuni azzurri che puntualmente finiscono sul podio dei peggiori. Detto di Albiol che ha difficoltà solo atletiche, va presa seriamente in esame la difficoltà in cui versano Hamsik ed Insigne: il primo appare come un corpo estraneo, incapace di dare un accelerazione e un’inventiva ad una fase d’attacco fin troppo sterile, soprattutto se c’è da scardinare le difese di squadre inferiori. Solo la generosità di Higuain regala spiragli di luce. Lorenzo Insigne, figlio del 4-3-3 zemaniano, si sacrifica, copre le mancanze di Britos troppo lento per contrastare le rapide ripartenze neroverdi; purtroppo per il frattese il dispendio di energie gli toglie lucidità quando agisce nella sua zona di competenza ma è sembrato più a suo agio quando nella ripresa Benitez gli ha avvicinato per qualche minuto Callejon dando l’impressione che i due sovrapponendosi potessero far male. Fra i peggiori si possono aggiungere anche Britos, troppo lento per il ruolo, e Jorginho il cui innesto al posto di Gargano crea una pericolosa falla a centrocampo.