Venerato: “Insigne-Napoli, storia finita nel 2019: affrontò Edo e si sa i fligli so piezze e’ core”

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Venerato sull’addio di Insigne

Ultimissime calciomercato – Ciro Venerato, esperto di mercato Rai,ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’addio di Lorenzo Insigne  a FootballNews24:

Venerato:

“Insigne-Napoli e l’eutanasia di un amore. Non esiste alternativa all’addio: bisogna disperarsi oppure dimenticarsi. Forse la cosa che lacera l’anima è il non prendersi un momento per prepararsi all’ultimo atto, ma l’amore non muore mai di morte naturale. Fiumi di inchiostro e banalità per descrivere il trapasso calcistico, che non si è consumato all’Hotel Regis di Roma (martedì 4 gennaio) ma molto prima.

Insigne, insieme ad Allan, guidò la rivolta contro De Laurentiis il 5 novembre del 2019. Il patron, senza chiedere nulla al fin troppo cauto Ancelotti, impose alla squadra di andare in ritiro dopo il match di Champions contro il Salisburgo. L’intera rosa si ammutinò spedendo al mittente il diktat societario, sbagliato nei modi e nei contenuti. Lorenzo lo scugnizzo affrontò senza fronzoli De Laurentiis junior: questo ritiro non s’ha da fare e non si farà, manco fosse un novello Don Rodrigo. Di sicuro quella notte ci fu un Don Abbondio. Il mite Carletto non fu martello come ai tempi del grande Milan sacchiano: abbozzò per carità di patria e busta paga. “Tengo famiglia” è un atavico vezzo italiota. Nel caso di Ancelotti un dato di fatto visto che l’irascibile Don Aurelio pagava figlio (suo secondo) e genero (nutrizionista del club). La squadra andò via, tecnico e staff in ritiro a Castelvolturno.

Quella sera produsse due addii annunciati. Ancelotti dopo quel gesto fu sfiduciato dalla rosa (che già lo amava poco), Lorenzo ruppe definitivamente i rapporti umani con l’Aurelio furioso. Si sa i figli so piezze e’ core, guai a chi li tocca. Insigne dopo lo splendido feeling con Sarri non legò con Ancelotti sotto il profilo tattico. Dopo quella terribile notte venne meno anche il feeling umano visto il gesto del nocchiero: perse bussola e timone schierandosi con Adl che poi fu costretto ad esonerarlo, visti gioco e risultati. L’arrivo di Ringhio Gattuso portò nuova luce: lui e Insigne erano fatti l’uno per l’altro, ma neppure il forcing di Rino convinse DeLa ad affrontare la questione rinnovo.

Capitano e presidente nelle ultime due stagioni si sono elegantemente evitati, ma con un sottile e profondo distinguo: il campione d’Europa sarebbe rimasto volentieri a Napoli (sia con Gattuso che con Spalletti rapporto ottimo): chi ha deciso l’addio è stato il padrone del vapore e non solo per motivi economici. Fidatevi e non ci cascate ascoltando o leggendo qualche pifferaio di comodo. A Sarri (vero Maurizio?) offrì la metà di quanto elargito ad Ancelotti: un modo elegante per fargli capire che era sgradito. Più o meno lo stesso è accaduto con Lorenzo il Magnifico. Proporre 3 milioni ad un campione che ne guadagna già 5 (reduce inoltre dal trionfo azzurro di Wembley) è una provocazione, più che una trattativa.

Insigne prima di firmare per i canadesi ha avuto un ultimo sussulto chiedendo all’agente Pisacane di richiamare De Laurentiis lo scorso 16 dicembre, avrebbe firmato senza chiedere un euro di aumento. Ma la risposta è stata quella che si presagiva. Il futuro prossimo ci dirà chi dei due ci ha guadagnato: di sicuro hanno perso i tifosi azzurri, pronti a dire addio all’ennesimo idolo, una costante ormai. Ma la gestione teutonica del patron non concede sconti ai sentimenti, un ossimoro per una piazza che si nutre di passioni. Quando un amore finisce uno dei due soffre: se non soffre nessuno, non è mai iniziato”.

 

 

 

 

 

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