Corbo distrugge Sarri: “Sedicente di sinistra, gli piaceva che i tifosi pensassero peggio delle parole mai dette…”

Corbo distrugge Sarri: “Sedicente di sinistra, gli piaceva che i tifosi pensassero peggio delle parole mai dette…”.

Corbo distrugge Sarri: “Sedicente di sinistra, gli piaceva che i tifosi pensassero peggio delle parole mai dette…”. Antonio Corbo commenta il passaggio di Sarri alla Juventus sulle pagine di Repubblica per il suo ‘Graffio’.

“Dire e non dire. Ecco, essere sibillino è lo stile della sua vita, tacere e far capire chissà cosa, i suoi silenzi erano tradotti come grugniti contro De Laurentiis, non li chiariva mai, forse gli piaceva che i tifosi pensassero peggio delle parole mai dette. Tifosi fieri a loro volta di Sarri, sedicente di sinistra, insofferente al padrone, «Sarri uno di noi». Mai giudizi sulla squadra né richieste di acquisti. Passava così il dogma che a vincere fosse il possesso palla mica i giocatori, «mai rinvio lungo del portiere o contropiede, piuttosto torno in banca» […]

Nelle contraddizioni, Sarri il sibillino s’impiglia spesso. Brontola perché gli sta stretto il primo contratto di 650 mila euro, basta l’invito alla Filmauro (27 maggio 2016) per esplodere in tv: «Mi ha trattato come un padre». Cifra doppia, con i bonus 2,5 milioni. Ma si lamenta anche dopo, vuol rompere il contratto, minaccia di pagare la penale di otto milioni, implora l’agente Ramadani per cercargli un posto in Premier. Motivo? «Voglio diventare ricco, lo devo alla mia famiglia, le ho tolto tanto per il calcio». Zitto anche dopo l’ingaggio di Ancelotti e il virtuale esonero, giugno 2018, fino all’annuncio di luglio, «Chelsea yes, eccomi a Londra». In giacca e cravatta l’uomo della tuta nera. Contratto di tre anni. Ne basta uno per la nuova fuga. Dice Marina Granovskaia, che dirige il Chelsea del suo amico Abramovich. «Maurizio ci ha chiesto di tornare in Italia, deve stare vicino alla famiglia e agli anziani genitori». Già, sempre la famiglia.

Si sentiva napoletano, «mio padre operaio dell’Ilva», ma una sola volta è andato a Bagnoli per rivedere la vecchia casa, e di notte. Viveva lontano dalla città e vicino ai campi di Castel Volturno. Giurava eterno amore. «Non resto perché non sono sicuro di dare tutto a questi tifosi che amo», allude a fatturati stretti e mercato avaro. Sull’amore la pensa come il suo mito letterario, Charles Bukowski. «Si ama quello di cui si ha bisogno». Lo capiranno presto i tifosi italiani, addio bandiere, lacrime, sentimenti. Contano ambizioni, successi, soldi. Il calcio è professione. Rassegnatevi. Va rispettata anche la scelta di Sarri. Sibillino, ma gran professionista”.

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