La storia di Simoni con il calcio è durata 65 anni. Sguardo attento, viso garbato e mai una parola fuori posto
Gigi Simoni, classe 1939, inizia a dare i primi calci al pallone nelle giovanili della Fiorentina nel 1955.
Il calciatore e l’allenatore
Da calciatore, Simoni viene ricordato per aver indossato le maglie di Mantova, Napoli, Juventus, Brescia, Torino e Genoa.
Proprio nella città del Grifone, ebbe inizio il suo percorso da allenatore che gli regalò il record di promozioni, ben dieci: sette in A, due con Genoa e Pisa, poi Brescia, Ancona e Cremonese, una in B con il Gubbio e due in C1 con Carrarese e ancora Gubbio.
Gigi allenò squadre di mezza Italia e, ad inizio anni 2000, si recò in Bulgaria per allenare il CSKA Sofia.
Tra le tante società italiane elencate, la Cremonese è quella che entrò nel cuore dell’allenatore. Dei grigiorossi, Simoni fu proclamato allenatore del secolo e ne fu anche presidente e direttore tecnico.
Il Napoli di Simoni
La parentesi con il Napoli si aprì nella stagione 1961-62. Da calciatore, Simoni alzò al cielo la Coppa Italia, il primo storico trofeo di marca partenopea.
Nel 1996, il Presidente Corrado Ferlaino lo prelevò dalla Cremonese e gli affidò la panchina della squadra. Simoni e il Napoli si ritrovarono di nuovo fianco a fianco. E fianco a fianco, il cammino in campionato fino alla sosta natalizia fu esaltante ed emozionante. La felice scoperta del brasiliano Beto, il pari a Torino contro la Juventus, i gol al novantesimo contro Cagliari, Verona e Lazio spinsero il Napoli in alto, altissimo in classifica: secondi alle spalle della Juventus. Il girone di ritorno, però, fu un vero disastro. Il famoso mani di Rapaic a Perugia segnò l’inizio della fine.
“Presidente, ho firmato con l’Inter”, ricorda Ferlaino. “Apprezzai il suo coraggio e la sua onestà. Simoni ne parlò anche alla squadra che da quel momento non girò più e perdeva posizioni in classifica”, conclude l’ex Presidente.
Il Napoli faticherà non poco e dopo 11 patite senza vittorie, l’ex Patron esonerò l’allenatore.
La squadra venne affidata a Vincenzo Montefusco che si trovò ad affrontare l’ultima parte di campionato e la finale di Coppa Italia. Traguardo raggiunto grazie al cammino-capolavoro firmato Gigi Simoni. Memorabili le sfide contro la Lazio, ai quarti: 1-0 al San Paolo e 1-1 (in 9 contro 11) all’Olimpico e contro l’Inter, in semifinale, terminata con la vittoria partenopea ai calci di rigore (nei tempi regolamentari entrambe le sfide terminarono 1-1).
In finale ci arrivò anche il sorprendente Vicenza. Fu una sfida amarissima.
L’ammissione di Ferlaino: “Tra i tanti ricordi mi sono venute in mente le partite di Coppa Italia contro la Lazio, in cui l’arbitro Collina ci fece rimanere in nove, e l’Inter. Bellissime, appassionanti. Penso che, se Simoni fosse rimasto avremmo vinto quella Coppa: ho questo rimpianto”.
Simoni tornò poi a Napoli nella stagione 2003-2004, con Naldi presidente, in Serie B. Subentrò ad Agostinelli per salvare il Napoli dalla serie C; sul campo ci riuscì ma i tribunali e il fallimento demolirono quella società. Ebbe inizio così l’era De Laurentiis.
Il Simoni interista
La storia racconta anche di un Simoni esasperato nel match passato alla storia per il fallo di Iuliano su Ronaldo. Il giorno di quel Juve-Inter, il tecnico nerazzurro perse la sua solita posatezza inveendo contro l’arbitro Ceccarini. “Con la Var quel titolo lo avremmo vinto noi”, dichiarò tanti anni dopo. Mister Simoni si rifece di quell’amarezza trionfando in coppa Uefa ’98 con la sua Inter nella finale tutta italiana contro la Lazio. Anche per quello venne insignito della Panchina d’oro.
Un animo gentile, un allenatore semplice e dai buoni sapori tradizionali. Il calcio spesso è prigioniero dell’apparenza, del luccichio di fuochi d’artificio che illuminano il cielo per un istante e poi lasciano il buio. Lui ha lasciato la luce accesa dopo tanti anni e questo racconta tanto dell’uomo e dello sportivo.
Ecco chi è stato, per il mondo del calcio, il Signor Gigi Simoni.
Antonio De Nigro
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