Napoli, il problema qual è? La società o i tifosi?
In effetti la questione è molto semplice, eppure una risposta precisa non possiamo darla. Ciò che noi siamo chiamati a fare, nel nostro piccolo, è semplicemente un po’ di chiarezza.
In 93 anni di storia il Napoli ha vinto 2 Scudetti, 5 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 1 Coppa Uefa, 1 campionato di Serie B, 1 Coppa delle Alpi e 1 Coppa di Lega italo-inglese. Un palmarès povero quello della compagine partenopea che in quasi un secolo ha vinto 10 trofei realmente degni di nota: 3 sotto la guida di Aurelio De Laurentiis.
Con una squadra modesta riportata ad altissimi livelli dopo anni passati nell’oblio tra fallimento ed un continuo navigare nel passato con l’ombra di Diego Armando Maradona sempre incombente su questa città. Eppure, se oggi ci viene da pensare un po’ meno al 10 argentino il merito è di chi ha costruito questa squadra.
Napoli, l’unico club italiano a qualificarsi per 10 anni consecutivi a manifestazioni europee
Sono 11 anni che il Napoli partecipa stabilmente a tornei europei, che siano Champions League o Europa League. L’unico club italiano a vantare questo cammino europeo e voi giustamente direte: che senso ha parteciparvi se non si può vincere? Semplice, lo insegna la storia, come citata qui sopra. Vincere per una società come quella partenopea non sarà mai così semplice come tutti pensano. La vittoria è un senso innato che oltre ad aver bisogno di una spinta, economica e tecnica, deve risiedere nei meandri dell’ente chiamato in causa.
Senza divagare però e tornare a 12 anni fa, quando il Napoli non era praticamente nulla, focalizziamoci sul presente. Una società che da anni prova a spodestare una potenza unica come quella della Juventus, mettendosi alle proprie spalle club gloriosi come Milan e Inter, una società del genere perché dovrebbe esser criticata? Sempre per lo stesso motivo, perchè non vince!
“Al di là del risultato”, un messaggio sbiadito nei cuori dei tifosi azzurri
Beh, cari lettori, tifare per una squadra “pretendendo” la vittoria rispecchia a pieno quello che è diventato il calcio di questi tempi. “Al di là del risultato“ è uno slogan ormai obsoleto che non rispecchia più la vera essenza dei “tifosi moderni”. Oggi la gente vuole vincere, ma per quale motivo? Eppure, quando sulla panchina c’era Maurizio Sarri bastava giocar bene, ed è lì che si poteva realmente trovare ancora un briciolo di romanticismo in questo calcio ormai malato.
Adesso con un allenatore vincente in panchina il trofeo si “pretende”, il “bel gioco” è svanito e resta tanta amarezza per una squadra che dopo l’addio di una figura importante ancora una volta è arrivata seconda solo a Cristiano Ronaldo e compagnia, con un cammino europeo buono (in Champions) e meno buono (in Europa League). Insomma, entrando nello specifico: qui il problema non è la società, ma i tifosi che si definiscono tali. Pretendere o volere non dovrebbe proprio far parte dell’etica di un supporter, destinato a soffrire in maniera incondizionata con la propria squadra, per i propri colori.
I tifosi criticano, vogliono ormai a spada tratta pensando tutti di poter far meglio di chi in questo momento guida una grande squadra. Era successo anche all’arrivo di Sarri quando il “Che dobbiamo fare con l’allenatore dell’Empoli, retrocedere?” era un mantra che possedeva tutti i tifosi già pronti a crocifiggere ADL. Alla fine è stata fortuna, naturalmente: come con Lavezzi, Hamsik, Cavani, Higuain, Milik, Fabian, Zielinski e così via.
Il Napoli “pretende” di non vincere…
La società SSC Napoli ha un progetto serio, che con il tempo potrebbe portare alla vittoria, ma ovviamente non è cosa certa. Alla fine, se fra 93 anni saremo qui a contare gli stessi trofei allora avrà ragione chi ha lanciato indietro la maglia a Callejon e chi inneggia al “meritiamo di più”, in caso contrario per i tifosi napoletani ci sarà stato solo e soltanto quello che gli spetta: vincere sporadicamente, esaltarsi per la passione azzurra che scorre nelle vene e i colori, quelli indelebili dipinti nelle menti dei tifosi, quelli veri.
Antonio Giordano