ESCLUSIVA – Calaiò: “Mertens deve rinnovare, De Laurentiis ha fatto tanto per il Napoli. I miei rimpianti? Ne ho due…”

Calaio

E’ stato il principale bomber nella cavalcata per riportare il Napoli in Serie A, probabilmente il primo grande numero 9 dell’era De Laurentiis. Emanuele Calaiò porta nel cuore il club partenopeo e anche per questo motivo, e per sua moglie, vive ancora nel capoluogo campano. L’attuale dirigente della Salernitana, responsabile del settore giovanile, ha rivissuto alcuni momenti della sua lunga e grande carriera ai microfoni di Forzazzurri.net. Questa l’intervista integrale.

Forzazzurri, l’intervista esclusiva ad Emanuele Calaiò

Come sta andando questa quarantena? Fino a poche settimane fa la situazione era più drammatica, adesso invece con questa fase 2 si riesce anche a fare qualche passeggiata e a riprendere alcuni gesti della vita quotidiana”.

Sei dirigente alla Salernitana, come procede questa nuova avventura? “Quando si tratta di calcio è sempre bello, prima giocavo e adesso invece faccio calcio dietro la scrivania. Cerco di mettere sempre la stessa passione di quando giocano, è una cosa che mi piace, è quello che voglio fare in futuro. Sto iniziando con i ragazzini, facendo la gavetta e sperando poi di avvicinarmi a giocatori più importanti ed affermati, sperando di restare al mondo del calcio ancora a lungo. Rapporto con i ragazzi? Mi aiutano i 25 anni di carriera alle spalle e cerco di sfruttare ciò al meglio possibile. La mia intenzione è quella di farli crescere il meglio ed il prima possibile, in Campania ci sono grandissimi talenti ed è giusto che le società investano di più su questi ragazzi”.

Hai scelto il Napoli decidendo di scendere di categoria, cosa ti ha spinto a farlo?In tutta la mia carriera non ho mai fatto distinzioni di categorie, sposando progetti a lungo termine, andando in club che magari non se la passavano benissimo che avevano una grande storia alle spalle. La mia intenzione è sempre stata quella di riportare certe squadre ai loro livelli abituali, come ho fatto anche con il Parma oltre che con il Napoli. In azzurro ha giocato il giocatore più forte del mondo, io sono nato e cresciuto col Napoli di Maradona. Il Napoli si stava rifondando con De Laurentiis. Volevo giocare in una squadra che mi desse l’opportunità di crescere, e l’ho fatto. Se giochi bene a Napoli, con la pressione del San Paolo, puoi giocare bene ovunque. Era la mia scommessa personale e sono felice di averla vinta, mi ha dato tante emozioni”.

Che rapporto hai avuto con De Laurentiis? “Io con il presidente ho sempre avuto un buon rapporto, ho avuto la fortuna di conoscerlo proprio all’inizio. Avevamo più occasioni per vederci, lui all’inizio era sempre con noi, vicino alla squadra anche in trasferta. Voleva capire sempre di più giorno dopo giorno il mondo del calcio. Piano piano ha messo sù una bella squadra ed una bella società, è partito con Marino che fece grandi investimenti. Fosse stato per lui non sarei mai andato via da Napoli, nei momenti di difficoltà ero uno di quelli che chiamava sempre per vari confronti. Adesso ha molta più esperienza, è cresciuto e ne capisce ancor di più di calcio, ha sempre l’ultima parola sul mercato e ha sempre ben fatto. I tifosi dovrebbero essere orgogliosi del suo lavoro, parliamo di una persona che ha preso una squadra da 0. E’ pur sempre un imprenditore e fa bene il suo lavoro. Le critiche ci stanno, capisco i tifosi che vorrebbero lo scudetto, ma non è semplice in questo calcio attuale. Il Napoli è una delle società più sane in Europa, non può rischiare di fallire come capitato anche a grandi società”.

Cosa manca al Napoli per raggiungere la Juventus? “Il Napoli non ha nessuna colpa se fin qui non è riuscito a vincere. Loro hanno dietro imprese incredibili, hanno introiti diversi e possono permettersi di avere in squadra gente come Ronaldo. Hanno doppioni in ogni ruolo, uno più forte dell’altro. Un attaccante fortissimo come Higuain gioca poco. Il Napoli, pur lavorando bene, non può permettersi di prendere giocatori come quelli bianconeri, la differenza è sostanzialmente quella. Adesso c’è anche l’Inter che si sta risollevando e sta investendo tanto, non è facile vincere. Per lottare ancor di più un paio di innesti top dovrebbe prenderli”.

Hai citato Higuain, il confronto con Cavani è d’obbligo: “Io ho avuto la fortuna di allenarmi con entrambi, anche con Mertens ad esempio. Sono due giocatori molto diversi, per caratteriste e modo di giocare io ero più simile ad Higuain. Lui è un bomber straordinario ma anche un campione capace di venire a legare il gioco, fa tanti assist. Cavani è più un uomo d’area, atleticamente è messo sicuramente meglio, è più egoista. Higuain è più attaccante da squadra, è completo, ha forza, tecnica, velocità e gioca di destro e sinistro, io preferisco Higuain”.

Dal Pipita a Mertens: “Con lui ho un rapporto speciale. Mi sono allenato anche con lui e fin da subito mi aveva subito impressionato. Mi ha fatto una grossa impressione anche come uomo. E’ una persona umile, generosa e passionale e sapevo che si sarebbe trovato bene. E’ una piazza complicata, i tifosi sono molto esigenti ma lui ha soddisfatto le aspettative. dopo che hai superato qualche anno non vuoi Andre più via. E’ diventato un idolo indiscusso e lo merita. E’ un giocatore impressionate, lui è un jolly offensivo e può giocare dappertutto, è sempre lui quello che toglie le castagne dal fuoco. E’ un giocatore fondamentale per la squadra e lo spogliatoio, io gli rinnoverei il contratto subito. Con il calcio moderno come punta centrale può giocare anche uno come lui, il calcio è cambiato e per questo io lo terrei assolutamente”.

Dal rapporto splendido di Mertens con Napoli, a quello di Insigne…Purtroppo il suo problema è quello di esser nato a Napoli. Anche per questo io non ho giocato al Palermo, ma ho addirittura giocato al Catania. Chi nasce nella città dove poi va a giocare è pieno di responsabilità. Tutti si aspettano sempre la giocata in più, un qualcosa di diverso rispetto agli altri. Il pubblico ha beccato in passato anche Cannavaro. Insigne ha fatto cose straordinarie ma in alcuni momenti è stato molto discontinuo, mentre magari Hamsik e Mertens si sono fatti più sentire nello spogliatoio prima e in campo poi. Non è semplice, ma Insigne può migliorare ancora di più, è e può essere ancora a lungo il punto fermo di questo Napoli”.

L’esperienza più bella escludendo Napoli? “E’ difficile sceglierne una, ovunque sono stato ho lasciato e ricevuto davvero un bel ricordo. Ho giocato in tante squadre, ho avuto fortunatamente molte grandi squadre dove ho lasciato il segno. Nel Pescara mi sono consacrato in Serie B dove ho fatto più gol e ho giocato di più. A Napoli ho vissuto 4 anni stupendi, i miei figli sono nati qui e ho sposato una napoletana e vivo qui. Palermo e Napoli sono molto simili anche per l’affetto della gente. A Siena sono stato benissimo, volevo fermarmi per vivere lì, Parma e Siena sono due città perfette per fare calcio. Il Siena mi ha dato la possibilità di avere la consacrazione in Serie A, perchè a Napoli non avevo avuto l’occasione per farlo. A Parma anche sono stato bene, ci siamo trovati benissimo, è una seconda casa e porto un bel ricordo. Al Catania ho vissuto una delle stagioni più belle della mia vita, anche personalmente parlando. Se non ci fossero stati problemi societari sarei magato rimasto anche più a lungo”.

Il momento più bello vissuto nella mia carriera: “Anche qui ti posso dire che ne sono molti. Di gol importanti ce se ne sono stati molti. Il primo all’esordio in Serie A è difficile dimenticarlo. Il gol alla Sampdoria con l’esordio al Genoa, il gol al Lecce con il Napoli alla penultima al San Paolo, ma anche la rete in rovesciata con il Parma che ci fece vincere alla fine il campionato. E’ normale che le emozioni che può darti un Napoli possono essere diverse rispetto a gol in altri club”.

Un rimpianto? “Ne ho due. Il primo è stato a Napoli con la possibilità di non potermi giocare le mie carte in Serie A dopo aver vinto due campionati. Reja decise di prendere Zalayeta perchè per caratteristiche voleva un attaccante di peso e non mi vedeva bene in tandem con Lavezzi. Capivo che non avevo esperienza in Serie A, ma poteva darmi 12/13 partite per capire se potevo starci o meno in Serie A. L’altro è stato quello di non poter giocare nella Nazionale maggiore. Quando c’era l’opportunità con Prandelli, mi vennero a vedere nella partita di Cesena e mi ruppi il perone. Purtroppo ci vuole anche tanta fortuna”.

L’attaccante con il quale ti sei trovato meglio e il difensore più forte che hai affrontato: “Io mi sono trovato benissimo con Pià quando ero in Serie C, ma anche con Caputo al Siena. Ho avuto modo di trovarmi bene con tutti, ero un giocatore che si adattava alle caratteristiche degli attaccanti. Oltre a fare il centravanti riuscivo anche a fare la punta di sfondamento e girare dietro a punte come Sosa e Bucchi. Per il difensore invece ti faccio il nome di Chiellini. E’ un difensore straordinario, aiutato dal fisico, dalla velocità. Un giocatore spigoloso e rognoso da affrontare”.

Aumentiamo il livello di difficoltà, la tua top 11 personale tra forza e rapporti stretti: “In porta metto Reina (Napoli) sicuramente. Come difensori centrali Albiol (Napoli) e Spolli (Catania) , a destra Vitiello (Siena) e a sinistra Del Grosso (Siena). In mezzo al campo Hamsik (Napoli), Lodi (Genoa) e Munari (Parma). Avanti Mertens (Napoli), Gilardino (Genoa) e Insigne (Napoli)”.

Parlando del calcio attuale: sei un dirigente, hai budget illimitato, chi è il calciatore che non può mancare nella tua squadra? “A me piacciono gli attaccanti che oltre a fare gol hanno anche una splendida tecnica, giocatori sopraffini nonostante un fisico statuario. Amo molto Firmino, un giocatore davvero pazzesco. Spalle alla porta fa assist allucinanti, un regista offensivo. Ma anche calciatori come Lewandovski e Dzeko, giocatori del genere mi fanno impazzire. Insomma vado per attaccanti e per calciatori molto più tecnici”.

Dunque, tra Messi e Ronaldo….Messi, assolutamente“.

A cura di Antonio Giordano.