Mi chiamo Francesco Totti – un film che ti emoziona

Mi chiamo Francesco Totti

 “Mi chiamo Francesco Totti” è l’autoritratto sulla vita di un grande uomo e campione. Tra gioie e commozioni. 

La storia di una leggenda. In un triste pomeriggio di sabato in piena zona rossa ho acceso la televisione per cercare qualcosa che mi avrebbe aiutato, almeno per un paio d’ore, ad alleggerire il peso della giornata. Tra i diversi programmi che il palinsesto televisivo offre ho visto che su Sky on-demand c’è la possibilità di vedere il lungometraggio su Francesco Totti.

Mi chiamo Francesco Totti è questo il titolo del film tratto dal libro Un Capitano (scritto da Francesco Totti e Paolo Condò) e diretto dal regista Alex Infascelli.

Totti ripercorre attraverso una narrazione in prima persona (anche da voce narrante) tutte le tappe della sua vita. L’inquadratura iniziale, in uno stadio Olimpico vuoto e spento prima dell’ultima partita di campionato, è stata la metafora perfetta per comprendere al meglio quello che sarebbe uscito da questo percorso a tappe: 

Totti

Un ragazzo destinato a diventare grande. Nel destino di Totti era scritto il fatto di diventare in primo luogo un calciatore e, in secondo, di farlo nella Roma. Il fatto di diventare calciatore viene testimoniato dalle immagini che mostrano un filmato (originale) di un piccolo Totti, che a stento cammina, di poco più di 1 anno rincorre e calcia un pallone rosso. Subito dopo si sofferma sull’episodio della scuola elementare dove giocava con i suoi piccoli amici e cominciava veramente a stupire per i suoi tiri, affermando “i miei tiri avevano un suono diverso!”.

La scuola calcio di Porta Metronia e Lodigiani sono stati i primi campetti dove mettere in mostra l’arte del calcio dove l’unico obiettivo era il divertimento.

Dopo una serie di successi locali e il diffondersi del suo nome nell’ambiente calcistico romano, arriva il giorno della scelta tra Roma e Lazio. La Roma, la squadra di cui lui e la sua famiglia sono stati sempre tifosi, un attaccamento forte ai colori giallorossi che saranno gli elementi decisivi dei suoi inizi. 

Dopo una gavetta nelle giovanili della Roma, arriva quel momento tanto atteso, l’esordio in Serie A con la prima squadra in Roma – Brescia grazie Carlo Mazzone, di cui Totti lo definisce “come un Papà”. Il primo goal contro il Foggia, i primi derby, il trofeo di città di Roma hanno dato il definitivo via alla carriera di Francesco Totti, che ha consacrato il sogno di vincere uno scudetto con la Roma nella stagione 2000-2001 quando il 17 giugno contro il Parma segna il goal dell’1 a 0, definito dallo stesso come “un lancio d’amore nei confronti della gente”.

I problemi societari, Capello, Cassano e il primo Spalletti hanno dato a Totti stagioni altalenanti che hanno trovato un picco basso con l’infortunio in Roma – Empoli del 19 febbraio del 2006 che aveva messo a rischio la sua convocazione per il mondiale del 2006. 

La tenacia e la fiducia di Lippi permisero al capitano della Roma di far un recupero record e di riuscire a portare a casa il trofeo che ogni calciatore, bambino e amante del calcio vuole vincere, segnando il rigore decisivo per la spedizione azzurra contro l’Australia.

La storia più recente è ancora impressa nella mente di chi segue la Serie A dalla scarpa d’oro, passando per le Coppe Italia e Supercoppe Italiane vinte, fino ad arrivare al secondo capitolo di Luciano Spalletti con il quale decise di chiudere questa bellissima carriera.

Francesco

L’uomo prima del campione. Il film documentario di Francesco Totti ha messo in mostra non solo le sue doti calcistiche, ma anche quelle caratteriali. Il cuore di Francesco viene diviso da diversi soggetti: la famiglia, che l’ha sempre sostenuto e protetto in qualsiasi scelta, da mamma Fiorella a papà Enzo (morto lo scorso ottobre) fino ad arrivare al suo grande amore Ilary Blasi. Proprio con la showgirl, con cui ha costruito una nuova famiglia con tre bellissimi figli, gli è rimasta sempre accanto sia nei momenti felici che in quelli difficili per sostenerlo ad esempio quando ha detto addio al calcio; gli amici di sempre, quelli di cui non ti liberi mai, nonostante i successi; infine Roma, la sua città e il suo popolo che ha voluto sempre onorare e rispettare, non abbandonandoli nemmeno davanti al Real Madrid.  L’uomo Totti che emerge da questo documentario, lo fa con l’ironia tipica del popolo romano accompagnato da alcune espressioni dialettali, è una persona che si racconta abbattendo il muro della riservatezza, ammettendo le sue debolezze (soprattutto la sua permalosità) e di essere stato deluso da alcuni comportamenti di persone che ha incontrato nel corso della sua carriera (in riferimento soprattutto a Spalletti). 

Tutto sommato questo pomeriggio triste di un sabato di novembre in piena zona rossa non è stato per niente male.  Mi chiamo Francesco Totti è un documentario che fa provare un mix di emozioni, dell’esultanza per un vecchio goal fino alla commozione per un addio già visto, nonostante non sia un tifoso della Roma. Tutto questo perché Totti è stato e sarà sempre il capitano di tutti. “C’è solo un Capitano!”

Francesco Abate