Coronavirus, Alzano e Nembro, sei giorni di rinvii: parte l’inchiesta a Bergamo

Coronavirus, Alzano e Nembro, sei giorni di rinvii: parte l’inchiesta a Bergamo

Francesco Zambonelli ha visto il paziente uno, ma anche il numero 2, e il tre. «Eravamo tutti insieme, nello stesso reparto di medicina, al terzo piano. E con i rispettivi familiari facevamo due chiacchiere nell’atrio d’ingresso». Sua madre, la signora Angiolina, viene ricoverata il 12 febbraio nell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo. Ha avuto uno scompenso cardiaco, ma non è in cattive condizioni. Una decina di giorni sotto osservazione, qualche flebo, e poi sarebbe tornata a casa, come sempre. Invece dopo una settimana arriva una febbre a 39, e poi la polmonite, le crisi respiratorie, la sensazione di avere un peso che schiaccia sul petto. Muore alle due della notte tra venerdì 21 e sabato 22 febbraio.

Il figlio, 55 anni, disegnatore grafico, la veglia fino all’ultimo. E si accorge che quella notte non è come tutte le altre. Tutte le infermiere infatti portano sul volto delle mascherine, cosa inusuale. Ma non le solite, «di colore azzurro che si usano dal dentista». Sono quelle professionali, le FFP2 senza valvola. È appena cominciato tutto, con la scoperta dei focolai di Codogno e di Vo’ Euganeo. Al Pesenti Fenaroli, intanto, sono stati appena scoperti i primi due pazienti positivi al Covid-19. Franco Orlandi, ex camionista di Nembro, e Samuele Acerbis, rappresentante di commercio di Nembro, sono entrambi ricoverati da almeno una settimana nello stesso reparto della signora Angiolina, ma solo nelle ultime ore sono stati sottoposti al tampone. È domenica. Nel pomeriggio il Pronto soccorso viene chiuso. Ma dopo alcune ore tutto riapre, senza alcuna sanificazione, neppure al Pronto soccorso. Senza la creazione di alcun triage differenziato, di alcun percorso alternativo tra i pazienti. E senza alcuna spiegazione.

«Dall’ospedale di Alzano qualcuno avrebbe dovuto almeno avvisare dell’esistenza di un pericolo micidiale. Invece hanno lasciato che la gente andasse avanti e indietro ancora per un’altra settimana, dal Pronto soccorso agli ambulatori. Era pieno di anziani che andavano a fare l’esame del sangue. Hanno fatto una ecatombe». Zambonelli usa parole tanto semplici quanto essenziali. Suo padre Gianfranco è deceduto di coronavirus il 13 marzo. Sua zia Luciana, 72 anni, che in quei giorni si alternava con lui in ospedale, lo ha seguito due giorni dopo. Orlandi e Acerbis sono entrambi morti. Come la donna che aveva il letto di fronte, come quasi tutti gli altri.

 

PER LEGGERE TUTTE LE NOTIZIE SUL NAPOLI CLICCA QUI

Prot. Civile, Borrelli:”Fase due? La data è il 13 Aprile”

FOTO-Il Napoli fa gli auguri al Boca Juniors con un un immagine di Maradona

Venerato:”Napoli, interesse per Emerson Plamieri. Meret non è contento

De Luca:”Picco a Maggio, al sud contagi in crescita” [VIDEO]

Donazione Papa Francesco – 60mila euro ad un ospedale di Bergamo

Bollettino Regione Campania, sfiorato il record di ieri

Juventus – Continua la fuga dei calciatori

Di Lorenzo a RKK: “Sono a casa e mi alleno, ritornare in campo non mi spaventa”

L’Equipe accusa la Juventus: “Ha portato il Coronavirus nel paese”

  Calciomercato Napoli, Callejon al passo d’addio: scelto il sostituto

Agente Cavani: “Edinson a Napoli? Tutto può succedere”

Calcagno: “LegaPro? Abbiamo chiesto di istituire un fondo salvacalcio”

CONTENUTI EXTRA

Coronavirus – Il virus si sta indebolendo, potrebbe diventare meno pericoloso!