Ultras, oltre la violenza c’è di più

Proviamo ad andare oltre

In questi giorni si è tornato a parlare del mondo Ultras, tra film e proteste proviamo ad andare oltre quello che già sappiamo cercando di conoscere meglio questo fenomeno.

 

Il film “Ultras”

Negli ultimi giorni in città sono apparse scritte in ogni angolo contro il film, nelle quali viene contestato di aver strumentalizzato il loro modo di essere. Al suo interno si narrano delle vicissitudini di un gruppo organizzato, gli Apache, tra i quali ci sono i fondatori e le nuove leve pronti a una scissione violenta per prenderne il controllo.

Gli Ultras non hanno gradito il film in primis perchè, per usare un eufemismo, non hanno particolare simpatia per le strumentalizzazioni, inoltre, Lettieri non ha lasciato trasparire gli aspetti legati alla passione per il tifo oppure alla promiscuità dei membri. Altre polemiche sono legate ad una scena che richiamerebbe la morte di Ciro Esposito, che non ha fatto piacere nemmeno alla famiglia del tifoso azzurro. Elemento quest’ultimo che ha visto anche la madre, Antonella Leardi, polemizzare e prendere le distanze dalla pellicola. Negli ultimi giorni a causa dell’uscita del film Ultras, si sono scatenate le polemiche a Napoli e non solo. Molti appartenenti ai gruppi Ultras della città hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della pellicola, disponible su Netflix, contestando l’operato del regista Lettieri, reo di non aver raccontato solo l’aspetto violento di quello che invece, a dir loro, è un mondo che al suo interno ha molto altro.

 

La Curva

A rendere unica l’atmosfera di una curva da stadio è l’azzeramento dello stato sociale, l’amore per i colori rende gli occupanti della gradinata popolare tutti uguali. Parliamo di persone pronte a macinare chilometri su chilometri per sostenere, indipendentemente dalla serie in cui milita la squadra del cuore, e non c’è bisogno di appartenere a nessun gruppo organizzato per rendersene conto. Persone che organizzano collette per chi non può pagarsi il viaggio oppure il biglietto. Non ultima, l’iniziativa dei gruppi della Curva B che hanno organizzato una raccolta fondi a favore degli ospedali napoletani. C’è un mondo che avrebbe meritato di essere raccontato, che non vede lo stadio oppure un Autogrill come un campo di battaglia, che conosce tanti avversari ma nessun nemico. Quello del tifo organizzato è un movimento che andrebbe approfondito a 360°, oltre la violenza c’è di più. Sono ragazzi che amano i propri colori, mettendoli davanti a tutto e spesso anche alle loro famiglie. La violenza va sempre e comunque condannata perchè parliamo sempre di calcio e nessun atto violento trova giustificazioni o scusanti per nessun motivo.

Elio Di Napoli

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